Le misure dispensative vanno definite in base alla specifica situazione, e buon senso e flessibilità devono per forza essere sempre ingredienti indispensabili di questa personalizzazione.
Dovrebbe essere ovvio che se un alunno dispensato chiede di leggere qualcosa glielo si lascia fare, ma è bene anche che sia l’insegnante a stimolarlo proponendogli di leggere qualcosa se sa bene che non dovrebbe incontrare difficoltà. Se queste misure di buon senso ovvie non sono, meglio indicarle espressamente nel PDP scrivendo “dispensato da … tranne nei casi in cui… ” o frasi simili.
Andrebbero possibilmente evitati i modelli di PDP a crocette che, obbligando a scegliere rigidamente tra Sì o No, tutto o niente, non favoriscono certo un atteggiamento di responsabile flessibilità.
Se si dispensa da una prestazione (non da obiettivi) di sicuro essa non può essere valutata ma stiamo parlando di autorizzazioni a non svolgere attività ritenute “non essenziali ai fini dei concetti da apprendere” (L. 170/10) ovvero che non migliorano gli apprendimenti (Linee Guida DSA). C’è di sicuro la possibilità di dispensare da contenuti come questi senza reali ricadute sulla valutazione.