La ragazzina va senza dubbio aiutata ma questa modalità di frequenza (o meglio, di non frequenza) non è prevista dal nostro ordinamento.
Quando la ragazza non viene a scuola va considerata per forza assente. Assente giustificata, ma comunque assente. Il DPR 122/09 art. 14 c. 7 definisce il numero massimo di assenze (25% del totale) per il quale sono possibili delle deroghe in caso di gravi motivi, ma è difficile pensare si possa ritenere valida una situazione del genere, con assenze al 100%.
La soluzione prevista in questi casi è l’istruzione domiciliare, con la quale si organizzano dei rapporti didattici regolari con la scuola, soprattutto con collegamenti a distanza via internet. E certamente non solo nel momento delle verifiche.
I progetti di istruzione domiciliare, previsti per gravi patologie, hanno dei costi e devono essere approvati dall’USR e non è detto che siano ammessi casi di fobia scolare. Ma se si riesce a farli a costo zero, come nel caso del collegamento a distanza, possono essere decisi autonomamente dalla scuola.
Il problema di questa ragazza deve ovviamente essere superato e l’obiettivo non può essere solo quello di avere una formale promozione. Il collegamento a distanza spesso funziona e si può passare successivamente al collegamento in un’aula a parte, ma dentro la scuola. Poi il rispetto degli orari di tutti, con ingresso e uscita assieme ai compagni. Poi qualche insegnante o qualche compagno che entra in questa aula a parte e interagisce con lei. Poi si prova a farla entrare nella sua classe nelle ore in cui ci sono insegnanti che generano meno paura. Poi… ecc.
Tenerla semplicemente a casa da sola, e con lo stratagemma delle verifiche in corridoio far vedere che in fondo è tutto normale e non ci sono conseguenze, temo non aiuti a superare il problema.