Nella scuola secondaria la valutazione di tutti gli alunni va espressa in decimi. Anche per quelli con disabilità per i quali cambiano i contenuti della valutazione, nonché le modalità e i criteri, ma non il modo con cui si manifesta l’esito che deve essere necessariamente un voto. Lo dice chiaramente per il 2° ciclo il DPR 122/09 art. 9 comma 1 (per il 1° ciclo vale il DL 62/17 art. 11 c. 1, sostanzialmente identico):
«1. La valutazione degli alunni con disabilità certificata nelle forme e con le modalità previste dalle disposizioni in vigore è riferita al comportamento, alle discipline e alle attività svolte sulla base del piano educativo individualizzato previsto dall’articolo 314, comma 4, del testo unico di cui al decreto legislativo n. 297 del 1994, ed è espressa con voto in decimi secondo le modalità e condizioni indicate nei precedenti articoli.»
Quindi, a parte il riferimento al PEI, per tutti gli altri aspetti formali della valutazione, voto compreso, si applicano gli stessi articoli di legge validi per gli altri studenti.
Bisogna ovviamente dare un senso al voto disciplinare espresso in decimi, ossia personalizzare il valore che gli viene dato. Come assegnare un voto in italiano a un ragazzo che non ha mai detto una parola? Questi aspetti vanno definiti nel PEI precisando contenuti ed obiettivi di ciascuna disciplina e prevedendo ad esempio che rientrano in “italiano” i voti riferiti alla comunicazione in generale.
In base al DI 153 del 2023 non è possibile esonerare totalmente da alcune materie per cui vanno comunque definiti obiettivi disciplinari, ricondotti ad aspetti generali del suo PEI.