Ricordiamo intanto che il PDP è obbligatorio in caso di DSA ma non per altri BES individuati dalla scuola; in questo caso è il CdC che, pur decidendo di personalizzare gli interventi, sceglie lo strumento di programmazione più funzionale, che può essere anche diverso e meno impegnativo del PDP, se ritenuto ugualmente efficace.
Il PDP, sia per DSA che per altri BES, descrive gli interventi che intende mettere in atto un CdC durante l’anno scolastico in corso e quindi va per forza ridefinito e approvato annualmente. Ma se la situazione non è molto cambiata e tutti sono d’accordo, è di sicuro possibile riconfermare gli impegni dell’anno precedente. Il PDP va comunque approvato nuovamente, ma la procedura può essere molto meno onerosa.
Il modello di PDP adottato è scelto liberamente dalla scuola. Se quello in vigore è vissuto dai colleghi come troppo complesso, è giusto secondo me tenere in considerazione queste osservazioni e cercare di correggere il tiro puntando su modelli di PDP che contengono elementi veramente importanti e significativi, riducendo al minimo gli oneri di compilazione, qualora possibile.
La nota 1143 del 2018 mette in guardia sui rischi di burocratizzazione connessi alla predisposizione del PDP e da questo punto di vista il problema certamente esiste: “La documentazione proposta, seppur utile a condividere scelte e finalità, ha spesso appesantito l’attività scolastica tanto da essere intesa da molti docenti alla stregua di meri processi burocratici”.