Dal punto di vista normativo, al di fuori della valutazione formale (Esame di Stato e prove Invalsi) è sempre possibile personalizzare anche la valutazione. La scuola ha come obiettivo per tutti il successo formativo e per raggiungerlo “le istituzioni scolastiche possono adottare tutte le forme di flessibilità che ritengono opportune” DPR 275/99 art. 4 c. 2 (Decreto autonomia).
Quando è evidente che l’esito negativo delle prove alimenta altri insuccessi, la scuola deve intervenire per rompere questo circolo vizioso e può farlo in tanti modi. Se ad esempio sappiamo in partenza che un ragazzo, pur avendo conoscenze parziali ma non nulle sull’argomento, consegnerà il compito in bianco, dobbiamo metterlo nella condizione di far emergere quello che sa, superando le sue paure, e può essere sia necessario ridurre o modificare qualche domanda, lasciargli consultare degli appunti, dargli delle indicazioni per sbloccarlo…
Il DPR 275 ci dice che si può fare ma possono esserci altri problemi da gestire, di tipo educativo o organizzativo, che non sono però insuperabili. Cosa succede se uno studente viene valutato in modo diverso? Come lo si spiega ai compagni? Le soluzioni di solito sono di due tipi. Se ci sono le condizioni, l’insegnante può decidere di spiegare tutto alla classe, in modo trasparente, con autorevolezza e argomentazioni etiche, ma poiché questa soluzione non sempre è proponibile, si può scegliere anche la strada della personalizzazione mimetizzata, ad esempio somministrando verifiche diverse per tutti e quindi non confrontabili tra di loro.